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ETICA E POLITICA PER ARISTOTELE

La filosofia pratica è chiamata da Aristotele complessivamente "scienza politica", in quanto il bene della pólis comprende quello del singolo individuo. Essa contiene dunque anche l'etica, che è la parte dedicata al bene del singolo. Nella sua maggiore opera di etica, l'Etica nicomachea, Aristotele mostra che il bene ultimo dell'uomo, cioè la felicità, consiste nell'esercizio abituale e perfetto della funzione che gli è propria, ossia consiste nella virtù. Ci sono tuttavia virtù etiche, che riguardano le funzioni della parte non razionale dell'anima e consistono nel giusto mezzo tra due vizi opposti (per esempio: il coraggio, giusto mezzo tra viltà e temerarietà; la generosità, giusto mezzo tra avarizia e prodigalità), e virtù dianoetiche (dal greco dianóesis: pensiero), che riguardano le funzioni della parte razionale e sono fondamentalmente la saggezza e la sapienza. La saggezza (o prudenza), è la virtù dianoetica che rende possibili le virtù etiche, ind

LA FISICA, DIO E L' ANIMA PER ARISTOTELE

 LA FISICA COME SCIENZA TEORETICA Per Aristotele lo studio del mondo fisico è parte delle scienze teoretiche che rappresentano il vertice a cui può giungere la conoscenza degli uomini. La fisica aristotelica è qualitativa, nel senso che tiene conto esclusivamente delle proprietà essenziali di ogni sostanza; e finalistica in quanto coglie una finalità nei singoli processi dell'universo; essa, inoltre, nega ogni valore alla matematica applicata alla natura. Il pensiero scientifico moderno dovrà sostenere una lunga lotta per scalzare l'influenza. I temi più importanti trattati nelle opere della fisica e della metafisica sono: la dottrina delle quattro cause i diversi tipi di movimento presenti nell'universo, l'immagine del cosmo, è la concezione di Dio è dell'anima. LA TEORIA DELLE QUATTRO CAUSE Aristotele spiega il divenire mediante le nozioni di atto e potenza, ogni sostanza possiede delle qualità potenziali che possono realizzarsi pienamente e raggiungere la forma i

LA METAFISICA PER ARISTOELE

L a metafisica è la scienza fondamentale proprio perché si occupa delle caratteristiche universali dell’essere. Platone riteneva che le idee fossero superiori alle cose e al mondo sensibile e che solo la loro esistenza potesse assicurare un valore oggettivo alla nostra conoscenza. Le cose infatti erano considerate fonte di errore e inganno, mentre le idee, immutabile e perfette, rappresentavano il vero essere. Aristotele grazie alla sua formazione naturalistica, ribalta la posizione platonica: la causa formale delle cose, cioè la l’ora essenza necessaria, il Dio errore è stato quello di porre questi principi. Al filosofo Stagira apre insufficiente il tentino platonico di sanare la frattura tra mondo e idee, corpo e anima. Per mio le idee o forme rappresentano la struttura essenziale alle cose stesse, la loro ragione di essere. In questa prospettiva Aristotele assume le sostanze individuali come chiavetta di volta del proprio sistema, rivalutando ogni singolo ente particolare. Da una pr

PROGETTO FILOSOFICO DI ARISTOTELE

Aristotele combatte la tendenza a ridurre il grande ambito delle scienze alla filosofia, difatti per lui ogni disciplina ha oggetti, metodologie e finalità diverse tra di loro. Questa concezione va in contrasto con quella Platonica che vedeva una convergenza tra tutti i saperi, arrivando a porre l'idea del Bene come criterio universale per interpretare la realtà. La concezione di Aristotele non deve apparire però come una frammentazione di esse, ovvero non sono separate tra loro anzi lui trova una relazione molto stretta le varie articolazioni del sapere. Per lui c'è una corrispondenza tra la struttura l'essere e la sua rappresentazione del linguaggio scientifico, ovvero che le conoscenze rinviano alle cose. Secondo Aristotele il compito della filosofia è quello di rintracciare nei discorsi specialistici delle varie discipline, il senso unitario del mondo, ciò che Aristotele non ammette è l'idea di sottomettere tutte le scienze alla dialettica, come sosteneva Platone. 

ARISTOTELE

  L'importanza di Aristotele e la sua vocazione scientifica   Aristotele è uno dei massimi pensatori di tutti i tempi.  Egli, infatti, ha ridefinito il ruolo della conoscenza filosofica, non più orientandola alla dimensione politica, ma identificandola con la conoscenza disinteressata della realtà in tutti i suoi multiformi aspetti. Inoltre ha realizzato la prima formulazione delle leggi della logica e dato impulso alle ricerche in campo biologico.  Ad Aristotele si deve la riorganizzazione del sapere in un sistema organico in cui ogni scienza particolare viene riconosciuta un'autonoma dignità e una propria specificità metodologica, ed è alla sua profonda e meticolosa indagine filosofica che deve esse- attribuita di  gran parte del lessico e delle categorie fondamentali del Aristotele si forma alla scuola di Platone.  Egli fu il più importante tra gli studenti dell' Accademia, dove entrò nel 367 a.C.  a diciassette anni e in cui rimase fino all'età di tre e nella sua fa

LA COSMOLOGIA E IL FONDAMENTO DELLE LEGGI

                                  L’universo come cosmo In queste opere di Platone la separazione fra mondo ideale e naturale si attenua. Il cosmo, mondo fisico, dipende strettamente dal modello ideale. Il racconto del Timeo Racconto mitico sulla probabile formazione del mondo naturale. All’inizio c’è il caos, costituito da una materia informe priva di vita in continuo movimento (chòra). Interviene il demiurgo, “il divino artefice” divinità buona, intelligente, priva di invidia che porta l’ordine nel caos ispirandosi al modello migliore (il mondo delle idee). Non crea il mondo ma lo modella. Il caos viene trasformato in un armonioso organismo vivente, dotato di un’anima, il cosmo.  Contrapposizione fra “necessità” e “intelligenza” (nel Timeo e nelle Leggi)   Necessità (anànke): natura, caso, fortuna, limite, materia, passione, istinto (tutto ciò che è dato e non deriva da una libera scelta). Intelligenza: ragione, scienza, conoscenza (ciò che proviene dallo spirito). L’intelligenza o

IL MITO DELLA CAVERNA

Secondo questo celebre mito platonico, gli uomini sono come prigionieri incatenati fin dalla nascita in una caverna e costretti a guardare verso la parete di fondo, con dietro di loro, il fuoco. Tra il fuoco e i prigionieri, c'è un muricciolo, e dietro di esso passano delle persone che portano statue, figure di animali, vasi e altri oggetti fabbricati in legno o pietra, facendoli sporgere al di sopra del muretto. I prigionieri vedono solo le ombre di tali oggetti proiettate sul fondo della caverna. Poniamo però il caso che uno di essi, liberato dalle catene, fosse costretto ad alzarsi. In un primo momento sarebbe ancora portato a ritenere che la vera realtà siano le ombre, e non gli oggetti che ora vede confusamente a causa dell'eccessivo chiarore della luce. Se poi fosse spinto all'uscita della caverna, nel mondo reale certamente soffrirebbe per la luce abbagliante del sole e proverebbe dolore forte agli occhi. Dopo le ombre egli avrebbero guardato le immagini delle cose r