ARISTOTELE

 L'importanza di Aristotele e la sua vocazione scientifica 

Aristotele è uno dei massimi pensatori di tutti i tempi.  Egli, infatti, ha ridefinito il ruolo della conoscenza filosofica, non più orientandola alla dimensione politica, ma identificandola con la conoscenza disinteressata della realtà in tutti i suoi multiformi aspetti. Inoltre ha realizzato la prima formulazione delle leggi della logica e dato impulso alle ricerche in campo biologico.  Ad Aristotele si deve la riorganizzazione del sapere in un sistema organico in cui ogni scienza particolare viene riconosciuta un'autonoma dignità e una propria specificità metodologica, ed è alla sua profonda e meticolosa indagine filosofica che deve esse- attribuita di  gran parte del lessico e delle categorie fondamentali del Aristotele si forma alla scuola di Platone.  Egli fu il più importante tra gli studenti dell' Accademia, dove entrò nel 367 a.C.  a diciassette anni e in cui rimase fino all'età di tre e nella sua famiglia vi era una lunga tradizione scientifica.

Contesto culturale e politico e le nuove concezioni di filosofia

 Per quanto riguarda il primo aspetto, dobbiamo dire che il filosofo vive nell'epoca della crisi delle città greche, che a partire dalla metà del IV secolo a.C.  perdono la loro forza e autonomia e vengono di fatto sottomesse all'egemonia della Macedonia, divenuta una grande potenza sotto Filippo II.  La polis cioè quella forma di governo cittadino in cui ogni uomo libero partecipa personale e alle decisioni dell'assemblea, è ormai un'istituzione in declino. L' attività tende a essere gestita da un centro di potere lontano, localizzato nella corte del sovrano (prima Pella, poi ad Alessandria), e i cittadini, che non possono più partecipare alle decisioni importanti.  Aristotele non era ateniese, ma proveniva da una zona delle Grecia, considerato straniero. La sua ricerca si focalizza sulla conoscenza disinteressata della realtà e il compito assegnato alla filosofia muta: non più, come in Platone, quello di farsi scienza pratica, anzi di fondersi e confondersi con la vita stessa, al fine di riscattare gli  uomini dall'ignoranza e realizzare, nella società, l'ordine contemplato nella dimensione ideale, bensì quello di comprendere e descrivere l'unico mondo reale in cui l'uomo vive.

Il Liceo

Dopo la morte del maestro nel 347 a.C., Aristotele, abbandonò questa istituzione e si recò ad Asso in Asia Minore, dove conobbe il giovane naturalista Teofrasto, suo primo  celebre discepolo: qui, e in seguito a Mitilene nell'isola di Lesbo, i due si dedicarono pre .342 era divenuto precettore, Aristotele fondò nel 335 a.C.  una nuova scuola, il Liceo, in un edificio che aveva preso in affitto fuori dalla città presso un bosco consacrato ad Apollo Licio.  Questa istituzione, che ben presto divenne superiore all'Accademia come centro di ricerche sistematiche, veniva anche definita "Peripato" a causa dell'usanza dei suoi membri di discutere passeggiando nei giardini intorno all'edificio L'organizzazione della scuola non era tanto diversa da quella di Platone, tuttavia emrava disponesse di materiale didattico decisamente più cospicuo: degna di rilievo, ad esempio, doveva essere la collezione di manoscritti che Aristotele aveva iniziato a radunare, dando origine a quella che può considerare la prima importante biblioteca della Grecia, dotato anche di una raccolta di geografiche e di un museo di storia naturale.  Il Liceo aristotelico, a differenza dell'Accademia platonica, non aveva intenti religiosi o politici.  Gli allievi non erano tenuti a rispettare particolari regole.  il fulcro dell'attività della scuola era costituito dall'insegnamento e della ricerca, in particolare l'indagine scientifica di carattere settoriale d specialistico, badata su un osservazione attenta della natura

L'attività didattica del Liceo

Nel Liceo Aristotele sviluppa la sua attività di studio e di ricerca, che durò fino al 323 a.C. Secondo alcune testimonianze sembra che lui dedicasse le lezioni del mattina a un pubblico selezionato di allievi con cui affrontava, i temi difficili della logica, della filosofia e della fisica, e nel pomeriggio facesse lezioni di retorica, etica a un pubblico più grande e meno specializzato. Le lezioni di Aristotele si basavano in modo particolare a insegnare la più giusta modalità per trattare lo specifico argomento di discussione. Secondo Aristotele, infatti, non esiste un metodo universale valido per tutti i settori di ricerca, ogni scienza si caratterizza anche per uno specifico metodo di indagine. La matematica ad esempio, una scienza teorica che ha per oggetto la quantità, usa i numeri e segue un metodo dimostrativo. Le discipline pratiche, invece, come ad esempio la politica e l'etica, hanno per oggetto il comportamento umano. Tutte queste sono indicazioni scientifiche e didattiche che testimoniano la volontà, da parte del filosofo, di definire procedure di indagine rigorose.

Le opere giovanili

Aristotele fu un intellettuale e un professore. I suoi numerosi scritti, nascono e si diffondono nel contesto dell'attività del Liceo. Nella prima fase della sua ricerca Aristotele compose per un pubblico di lettori non specialistico alcuni testi, scritti in forma dialogica, che vengono anche detti "essoterici" perché distinti al pubblico. Furono poi perduti a parte quale frammento. I titoli più conosciuti sono:

Sulla filosofia: dedicava l'interna prima sezione a dimostrare che, fin dai tempi antichi, la filosofia era stato quello di domandarsi il perché del mondo dell'esistenza delle cose.

Protrettico: conteneva un invito a dedicarsi alla filosofia, cioè alla vita contemplativa, considerata il fine supremo dell'uomo e il fondamento della vita pratica.

Eudemo: dedicato all'amico di Aristotele, Eudemo di Cipro, questo dialogo voleva dimostrare, che la vera patria dell'uomo non è in questo mondo, reso impuro dal divenire e dai sensi, ma nell'altro mondo, dove si può contemplare l'essere nella sua purezza.

Le opere giovanili

Della produzione filosofica degli scirtti di Aristotele ci sono giunti solo gli scritti composti per il suo insegnamento nel Peripato, detti libri acroamatici (in greco: "ciò che si ascolta") o esoterici; oltre a questi, come esposto in precedenza, Aristotele aveva scritto e pubblicato, durante la sua permanenza precedente nell'Accademia di Platone, anche dei dialoghi destinati al pubblico, per questo motivo detti essoterici, che sono però arrivati ​​in frammenti. Questi dialoghi giovanili furono letti e discussi dai commentatori fino al 6 ° secolo d.C. A seguito della chiusura dell'Accademia ateniese ordinata nel 529 da Giustiniano e alla diaspersione di quegli accademici, queste opere si dispersero e furono dimenticate, mentre di quelle di Aristotele rimasero solo i trattati esoterici. Questi, a loro volta, erano stati dimenticati a lungo dopo la morte del Maestro fino ad essere ritrovati, alla fine del II secolo aC, da un bibliofilo ateniese, Apellicone di Teo, in una cantina appartenente agli eredi di Neleo, figlio di Corisco, entrambi seguaci di Aristotele nella scuola di Asso. Apellicone li acquistò, portandoli ad Atene, e qui Silla li sequestrò nel saccheggio di Atene dell'84 a.C., portandoli quindi a Roma, dove furono ordinati e pubblicati da Andronico da Rodi.









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