GLI IONICI E IL PROBLEMA DELL' ARHCE

 

Gli ionici e il problema dell’archè

La ricerca dell’origine di tutto, di una legge primordiale, è sempre stata alla base dei più comuni interrogativi posti dall’uomo. Egli,da sempre, ha cercato di rispondere a tali problemi attraverso un’ idea spesso senza una precisa spiegazione logica e razionale, affidandosi completamente alla fede e ad antiche credenze. Soltanto durante il VII-VI secolo a.C abbiamo la nascita di un primo pensiero filosofico, conseguenza di un attenta e critica osservazione dei fenomeni naturali, con lo scopo di dar loro, un’unica risposta razionale. Protagonisti di tale pensiero, filosofi quali Talete, Anassimandro ed Anassimene, provenienti da Mileto (Ionia). Essi riuscirono, attraverso conoscenze tecnico-scientifiche, ad individuare cause naturali anziché mistiche ai più comuni fenomeni atmosferici e meteorologici (riuscendo anche ad arricchirsi grazie ad esse) fino a presupporre un qualcosa da cui tutto avrebbe avuto origine: l’archè ( ”principio” ). *

A causa dell’assenza di testimonianze ,quali opere dello stesso Talete, ci si è affidati ad altri autori, che in svariate occasioni, lo nominano presentandoci la presunta inutilità di tale personaggio. Alcune storie,infatti, spesso sono testimoni di un’immagine negativa attribuita a quest’ultimo, alludendo ad una sua continua disattenzione verso il mondo reale. Ma, figura tutt’altro che distratta,Talete, attraverso un’attenta osservazione di tutto ciò che è o ha vita, arrivò alla conclusione che questo tutto avrebbe avuto origine esattamente da quell’elemento naturale da cui ogni essere vivente dipende: ”l’acqua”. Basti pensare ad un morto, che poco a poco, sembra perdere tale sostanza fino alla totale scomparsa di essa nel suo corpo. Appunto, come se dall’acqua stessa dipendesse la vita. Ragionamento condiviso da un altro filosofo, Anassimene, che però, al contrario di Talete, alla base di tutto poneva l’aria, intesa come ”soffio di vita” , ”anima”, da cui tutte le cose derivano attraverso un processo di rarefazione o condensazione. A differenza dei due filosofi sopra citati ve ne era uno, Anassimandro, concittadino e contemporaneo di Talete, che poneva il principio di tutto in un qualcosa di astratto, non ben identificabile, senza un preciso limite: l’apeiron. Secondo Anassimandro , da questo, tutte le cose derivavano attraverso un processo ben preciso di separazione dal quale tutti gli opposti conosciuti al mondo vanno a formarsi. Processo regolato dalla Dike ( Giustizia ). Con tale tesi egli presentava questa separazione come causa di infelicità per ogni essere vivente, poiché lascia vivo il desiderio di tornare a quell’unità primordiale, a quell’equilibrio, da cui ci si era staccati attraverso la nascita.


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